LoSpazioBianco intervista le autrici di Dr.Morgue

Si intitola "Tra dottori particolari, indagatori dell’incubo e fumetti con Silvia Mericone e Rita Porretto" la bella intervista realizzata da Salvatore Cervasio per LoSpazioBianco.it

Buona lettura!

Una delle coppie più apprezzate del fumetto italiano si racconta sulle pagine di LoSpazioBianco.it: la difficoltà dell’essere donne e scrivere fumetti, una realtà più maschilista di quello che ci potrebbe aspettare, enormi sacrifici. Ma anche le soddisfazioni e la gioia dei complimenti del pubblico. Una lunga chiacchierata con due autrici tra le più interessanti del mercato italiano.

Benvenute ragazze sulle pagine de lospaziobianco.it! Siete tra le poche scrittrici del mondo del fumetto realistico insieme alla Barbato. Raccontateci un po’ dei vostri inizi, della scoperta del mondo della Nona Arte e dei vostri primi approcci al lavoro di sceneggiatrici.
Rita: leggo fumetti da… sempre. Ho imparato a leggere su un fumetto e ho desiderato di scriverne uno dopo aver letto il mio primo Dylan Dog. Nonostante qualche precedente studio/ approfondimento, ho iniziato a lavorare come sceneggiatrice di fumetti quando ho incontrato Silvia. Le collaborazioni che ci hanno proposto all’inizio non erano esattamente nelle nostre corde, ma  pur di fare gavetta abbiamo accettato.
Silvia: per quanto mi riguarda, senza timore di scioccare, confesso di essere approdata al fumetto, sia in lettura, che in scrittura molto tardi e molto in ritardo, probabilmente gli esperti del settore inorridirebbero sapendo che ho redatto i miei primi fumetti come “cane sciolto”, cioè senza conoscere alcuna regola strutturale e che Yoric è stato creato molto prima che io prendessi in mano il mio primo vero fumetto come lettrice. Mi sono sempre considerata un outsider del genere, perché vengo dal teatro e dalla letteratura. Per cui quando Rita mi ha proposto di scrivere fumetti con lei, la miscela è stata vincente, perché da una parte c’era l’Accademia, cioè lei, con le conoscenze tecniche necessarie; dall’altra c’era una persona che vedeva nel mezzo a fumetti una distesa sterminata di possibilità creative, senza vincoli. Da questo è nato il Dr.Morgue, che i lettori hanno amato e continuano ad amare, a giudicare dalle continue mail che riceviamo ancora oggi.

Dr. Morgue ha fatto molto parlare di sé, soprattutto per la particolarità del protagonista, affetto dalla sindrome di Asperger. Quanto lavoro di documentazione c’è stato da parte vostra prima di iniziare a scrivere le storie?
Rita: Per quanto riguarda il Dr. Morgue abbiamo cercato di fare le cose per bene, nel senso che per quanto ci è stato possibile non abbiamo tralasciato nessun dettaglio. Abbiamo studiato la psicologia di Yoric affinché fosse convincente come Asperger. Abbiamo studiato manuali di medicina legale e chiesto aiuto e collaborazione a diversi medici legali affinché fosse verosimile come Coroner. Abbiamo studiato la città di Montréal, le biografie degli assassini che abbiamo scelto come spunto per i nostri “cattivi”. Siamo un po’ secchione in questo senso, ci piace studiare e con il Dr.Morgue abbiamo potuto imparare così tante cose che non saprei nemmeno quantificare.
Silvia: Per quanto riguarda Yoric, il lavoro di documentazione sull’Asperger lo abbiamo sempre teso alla diffusione del concetto che non è una malattia, ma una “condizione”. Era difficile farlo capire, ma i lettori ci sono arrivati senza difficoltà, in questo nutrivamo poche speranze e invece siamo state smentite. Se poi vogliamo quantificare in termini di studio, per redigere una sceneggiatura abbiamo impiegato un mese di documentazione e un mese di scrittura vera e propria. È stato difficile, a volte per far dire a Yoric un’unica frase in medicolegalese comprensibile a tutti, ci sono dietro anche due giorni di studio. Senza contare che Rita ha lo stomaco debole, quindi la parte più splatter delle autopsie dello Spaccamorti toccava sempre a me… non sono sicura che la mia psiche non abbia subito danni(!).

Quando è nata l’idea di creare un personaggio così complesso da scrivere? Immagino che in ogni caso sia stato molto soddisfacente il rapporto con il vostro pubblico e con le associazioni che vi hanno aiutato, visto la sensibilità e nello stesso tempo il rispetto che avete mostrato per il personaggio e per la sindrome in sé per sé.
Rita: a questa domanda può rispondere in maniera più esaustiva Silvia. Quando io sono arrivata nella sua vita, Yoric esisteva già… io l’ho solo rovinato! Battuta a parte, è sempre stato davvero una fonte di orgoglio enorme ricevere i feedback positivi da parte dei lettori, delle associazioni Asperger, da terapeuti, ma anche da medici o in generale gente che di solito non legge fumetti o non lo fa più. Abbiamo capito di stare percorrendo la strada giusta quando dopo il primo numero ci sono arrivate le adesioni delle Associazioni di categoria, di persone Asperger o dei loro familiari. Si erano immedesimati nel modo di pensare del Dr.Morgue, lo avevano trovato vero, realistico, ma soprattutto… sincero. E questo è un dato distintivo, Yoric non bluffa, non cerca le simpatie, è assolutamente autentico, soprattutto quando sbaglia.
Silvia: l’idea di Yoric è nata in modo strano, possiamo dire per contrasto. Il comparto editoriale, nella sua accezione di eroi a fumetti più famosi, era pieno di personaggi buoni o comunque con pochi difetti, e anche quando non erano così pieni di bontà, erano comunque infallibili. Questo secondo me non rispecchiava più la contemporaneità, io volevo un eroe che fosse forte nella sua fragilità, un po’ ottuso, cinico nella verità inoppugnabile che portava avanti. Volevo un eroe normale. In questo senso ritrovo Dr.Morgue più che nelle mie parole, in quelle dei lettori, uno in particolare mi ha colpito, tempo fa disse che Yoric era un amico, così ottuso che vorresti riempirlo di schiaffi, però poi ti fa tenerezza e passa tutto. Ecco questo tipo di familiarità che Yoric ha raggiunto coi lettori per me è stata molto gratificante, sono dell’idea che un personaggio sia la summa di tre visioni: quella degli sceneggiatori, quella degli editori e quella dei lettori. Quasi mai le tre coincidono, ma si completano a vicenda.

Lo speciale uscito questo autunno ha delle tematiche e delle atmosfere diverse rispetto alla prima stagione del personaggio: più noir, più investigative. Come mai questa virata?
Rita: più che una virata la vedo come una crescita e un’occasione per il Dr. Morgue e per noi.
Se hai per le mani la possibilità di  scrivere uno Speciale puoi permetterti di trattare un tema appena diverso dai soliti percorsi, ma puoi allo stesso tempo ribadire i punti forti della serie e del tuo protagonista, ne puoi svelare nuovi aspetti, approfondirne altri. Dopo aver deciso quale storia avremmo raccontato stavolta, ci siamo chieste quale fosse il modo migliore per farlo e in alcuni casi ci siamo prese qualche libertà, cercando di rimanere fedeli il più possibile con quello che è il nostro punto di vista… se Dr.Morgue sta dalla parte di chi muore, noi  stiamo dalla parte di chi perde, raccontandolo senza pietismi o di contro facili sensazionalismi. Proviamo a dare visioni inedite, poco usate del male e del dolore, che non vanno né edulcorati, né enfatizzati. E crediamo di averlo fatto anche stavolta.
Silvia: la risposta è semplice, non volevamo cavalcare la certezza di un riscontro tematico, utilizzando argomenti già trattati e che al pubblico erano piaciuti. Volevamo offrire qualcosa di diverso senza snaturare il protagonista ovviamente. I lettori ci hanno sempre detto che la cosa che avrebbero temuto di più per Yoric è quella di vederlo “incancrenirsi” in situazione sempre uguali fino a perdere il suo smalto o i suoi tratti salienti, anche per questo abbiamo affrontato una storia più in chiave umana che scientifica, se vogliamo. Speriamo comunque di aver offerto un buon prodotto.

Lo speciale ha visto all’opera graficamente Francesco Bonanno, il papà grafico (credo sia scontato per voi il ruolo di mamme di Dr. Morgue) del personaggio, mentre la copertina è firmata da Carmine di Giandomenico, autore lanciatissimo nel mercato americano, e a cui Lo spazio Bianco ha da poco dedicato un lunghissimo speciale (link allo speciali da noi dedicatogli). Come è nata questa collaborazione, sicuramente fruttuosa visto il bel lavoro del disegnatore?
Rita: In un certo senso quella di Yoric è una famiglia molto moderna! Francesco è stato il primo a dargli una fisicità più simile possibile a quella che Silvia ed io avevamo in mente, ha colto le diverse sensibilità di Yoric, il suo essere sempre fuori posto e totalmente sproporzionato nello spazio in cui si muove, una sorta di piccolo cucciolo di dinosauro. Quindi era quasi una scelta obbligata che fosse lui a realizzare lo Speciale. Per quanto riguarda la copertina, per sei episodi abbiamo letteralmente tribolato, ritrovandoci per le mani dei risultati che a nostro avviso non erano in linea né con la miniserie, né con il personaggio. Per cui, quando ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo veramente chiesto in ginocchio che a realizzarla fosse qualcuno che ci piaceva tanto, ma davvero tanto. Io ho amato molto “il pianeta dei morti” realizzato da Bilotta e Di Giandomenico. Credo che Carmine sia capace di regalare ai suoi personaggi, anche i più cazzuti supereroi, una malinconia e una profondità molto reali. E noi volevamo qualcuno che rendesse vivo Yoric e poi è stato davvero gentile e disponibile con noi, nonostante i mille impegni. Vorrei citare anche Paola Camoriano, già disegnatrice del numero 3 della miniserie, che con il suo tempestivo aiuto ha permesso di realizzare alcune delle tavole più suggestive dello Speciale.
Silvia: io credo che la grandezza di un artista si manifesti chiaramente in due cose, la comprensione e la passione. Carmine ha entrambe le cose e le mostra con un’umiltà molto rara in qualunque settore lavorativo. La cosa stupefacente è che di Yoric non abbiamo dovuto dirgli nulla, ha letto il numero uno e ha capito chi era, proponendoci diversi schizzi per la cover e questo tipo di sensibilità pregiudizialmente non te lo aspetti da uno che disegna i più grandi supereroi della storia.

Editorialmente parlando, quali sono gli spazi di manovra per vedere una seconda stagione di Dr.Morgue, compatibilmente con le scelte dell’editore? La Star sembra aver fatto un passo indietro per quel che riguarda la sua linea puramente italiana…
Rita e Silvia: se parliamo di “manovra”, possiamo dire che la Star ha inserito la retromarcia, mentre io e Silvia stiamo sforzandoci di proseguire in salita, ma solo con la prima marcia a disposizione. Quindi come si può capire dalla metafora, è problematico!
Al di là dell’immagine un po’ ridanciana, purtroppo il periodo economico non consente grossi investimenti nonostante il riscontro di pubblico e di critica, per cui la Star non ci ha più fatto sapere nulla, al momento, per quanto sia paradossale, ne sappiamo quanto ne sanno i lettori. Ciò non toglie che stiamo comunque cercando il posto migliore per Dr.Morgue, non per forza in Italia, non vogliamo denaturarlo, ma permettere lo stesso ai lettori affezionati di leggerlo. Bisogna avere un po’ di pazienza… e tanto pelo sullo stomaco (anche questa è una metafora, non abbiamo davvero peli sullo stomaco!).

Vi siete confrontate anche con Dylan Dog, in una storia contenuta sul color fest dedicato al “rosa” del fumetto. Come vi siete trovate a scrivere per un’icona del fumetto italiano? Vi rivedremo all’opera sull’Old Boy?
Rita e Silvia: abbiamo realizzato uno dei nostri sogni. Scrivere le battute di Dylan, descrivere le scene in cui avrebbe dovuto muoversi è stato un grande privilegio di cui andiamo orgogliose. Abbiamo anche sentito tanto la responsabilità e crediamo sia giusto così. Quando entri in casa di una realtà editoriale così profondamente radicata, in cui ogni lettore ha un’idea molto precisa di quello che dovrebbe essere il personaggio, devi necessariamente farlo in punta di piedi e chiedere il permesso a ogni passo che compi e farlo sempre con cognizione di causa. Al contempo però devi avere le idee molto chiare sulla storia e gli intenti del personaggio, devi conoscere bene lui. Non puoi permetterti tentennamenti, lo devi rispettare. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, non siamo in grado di risponderti ora, vedremo…

Quali sono i progetti personali per il futuro di Rita e Silvia?
Rita e Silvia: sconfiggere la sindrome premestruale e trovare un marito ricco, se non riusciamo a toglierci dalla scomoda posizione di disoccupate il prima possibile. Vedi, questo è un mestiere che ti identifica solo se… stai continuando a farlo, soprattutto se sei donna. Potremmo raccontare davvero aneddoti interessanti (alcuni kafkiani, altri davvero beceri) sul rapporto che intercorre tra mondo del fumetto/genere femminile.
Abbiamo tanti progetti, porte a cui bussare, nuove idee, storie inedite e nuove soluzioni per il Dr.Morgue, perché se qualche volta abbiamo deciso di metterlo da parte, l’affezione dei lettori è stata tale, che ci ha persuaso a non desistere. Poi i posteri ci daranno ragione o meno… come ha detto Silvia in un’intervista radiofonica, se tra qualche anno staremo vendendo fusaglie fuori da un cinema, significa che è andata male…!

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