Dr.Morgue su Fumett'Altro

Articolo realizzato da Roberto Alfatti Appetiti per il magazine di Miro Renzaglia "il Fondo", rubrica Fumett'Altro. Qui l'articolo redatto dal giornalista e qui direttamente il blog di Roberto "l'eminente dignità del provvisorio" dove trovate tutti i suoi articoli per diverse testate italiane cartacee e online, ivi compreso questo sul numero 1 del Dr.Morgue. ;)
Forse Yoric Malatesta ha ragione. «Fare autopsie è solo un modo come un altro per guardare dentro alle persone». Non è la risposta filosofica all’incomunicabilità della società contemporanea di un pensatore sconosciuto. Yoric, di mestiere, fa il medico legale, lo «spaccamorti».
Nel mondo d’inchiostro delle nuvole parlanti è tra gli ultimi arrivati ma sicuramente non difetta di personalità. Tanto da farsi carico di dare il proprio nome alla nuova testata che la Star Comics ha mandato in edicola lo scorso 14 aprile: Dr. Morgue. Il termine deriva dal francese «morgue» e in origine era utilizzato per rappresentare l’area d’ingresso in carcere, destinata all’identificazione dei prigionieri. Più avanti assunse il significato che conosciamo: il luogo dove finiremo tutti, prima o poi, orizzontali e immobili, la camera mortuaria, l’obitorio, il terminale ultimo del nostro viaggio terrestre. 

«La gente muore, è normale. Sono un coroner – scrive Yoric nel suo diario – e il mio compito è quello di spiegare come e quando è avvenuto un decesso. A volte devo anche spiegare il perché, le persone non si accontentano di sapere l’ora e la data, cercano sempre un motivo. Imparerete a conoscermi, forse mi odierete, molto probabilmente non vi starò simpatico». 

Permaloso lo è e di sicuro non apprezzerebbe che ci rivolgessimo a lui chiamandolo con il nome di battesimo o dandogli del tu. Del resto è sufficiente sfogliare qualche pagina del primo numero – La morte perfetta – per rendersi conto che non siamo davanti a un simpaticone. Piuttosto a un anaffettivo impenitente. Capacità di empatia – in particolare con i vivi – praticamente inesistente. Così come il rispetto dell’altro sesso, apertamente disprezzato e senza alcun infingimento. Basti dire che, se paragonato a questo misogino medico italo-canadese, il dottor House sembra quasi un gentiluomo ottocentesco. 

Accostamento che le due autrici, Silvia Mericone e Rita Porretto, hanno tempestivamente rigettato: «Una doverosa precisazione – hanno chiarito all’unisono – riguarda il fatto che non ci siamo mai ispirate al Dr.House. Yoric è nato otto anni fa, esattamente come lo vedete ora e la “sgarberia” di Yoric non ha un motivo caratteriale, è piuttosto legata alle difficoltà di relazione che gli nascono dalla forma di autismo di cui soffre». 

Parliamo della sindrome di Asperger, una malattia che – per usare un eufemismo – rende difficile entrare in sintonia con gli altri. Il che non gli impedisce di immedesimarsi con i morti – con i quali “parla” durante le autopsie – e di portare avanti il suo lavoro con maniacale professionalità. Anzi, l’essere impermeabile alle emozioni ne rende l’approccio professionale con i cadaveri, se possibile, più intenso. La sua tecnica richiama quella dell’autopsia psicologica, più sviluppata nel mondo anglosassone che da noi, che consiste nell’indagare lo stato mentale di una persona quando può essere causa della morte. 
Lavoro descritto con minuzioso quanto efficace realismo dalle autrici e adeguatamente reso sulla carta dal disegnatore Francesco Bonanno – cui si deve l’ideazione grafica e l’impronta stilistica della serie (bimestrale, per un totale di sei numeri autoconclusivi) – senza facili concessioni allo splatter. La copertina, di grande impatto, è affidata a Morandi e Cancellieri ed è di quelle che bucano e conquistano. La location delle storie è una Montreal, «luogo dove non ci sono innocenti, ma solo peccatori e vittime» fedele a quella reale. 
Le storie sicuramente devono qualcosa alle recenti serie televisive americane, ma si sviluppano ben al di là dei confini di genere, coniugando sapientemente le complesse atmosfere psicologiche coltivate da autori come Patrick McGrath al più tradizionale giallo (alla Agata Christie, per intenderci) e sviscerando il lato oscuro che esiste in ogni uomo senza tuttavia apporre definitivi giudizi morali. 
 Il protagonista, per tornare a questo medico geniale quanto sprovveduto, attento al dettaglio quanto trascurato, arrogante e nello stesso tempo fragile, è decisamente originale e spiazzante. 

Un piccolo cenno alle trame: se nel primo caso, Malatesta è alle prese con una stravagante catena di impiccagioni – suicidi o omicidi? – nel secondo numero, intitolato La morte dentro, si troverà a indagare sulla tragica fine di un entomologo… L’appuntamento, pertanto, è per il prossimo giugno in edicola. 
Per chi non volesse aspettare, tuttavia, e volesse leggere una bella storia scritta sempre da Silvia Mericone e Rita Porretto, consigliamo anche il Dylan Dog Color Fest n. 6

Buona lettura!

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